Diagnosi errate: una questione di responsabilità sanitaria
Quello delle diagnosi errate, o degli errori diagnostici, è un problema molto difficile da affrontare e, ovviamente, anche doloroso da accettare e da vivere, soprattutto quando questi ultime fanno la differenza tra la vita e la morte di un paziente.
Ovviamente, la responsabilità sanitaria quando si verifica una diagnosi errata ricade sui medici, figure di riferimento essenziali per riconoscere le eventuali patologie che interessano il paziente. I medici, nonostante lo studio approfondito e una preparazione sul campo invidiabile, devono sicuramente fare i conti con questa responsabilità la quale emerge quando il loro lavoro diagnostico non riesce ad individuare esattamente, nonostante lo studio della sintomatologia del paziente, quale sia la problematica che lo affligge.
Un medico potrebbe valutare erratamente una sintomatologia grave per una più lieve, la quale denuncia, in realtà, uno stato fisico pesantemente alterato: i sintomi di un infarto potrebbero essere scambiati, ad esempio, per un attacco di ansia e stress e così via. Quando capita un errore diagnostico, il paziente non riceve il giusto feedback per comprendere quali siano le situazioni in cui sarebbe necessario agire tempestivamente, rischiando di fatto la propria vita.
L’omessa diagnosi o l’errata diagnosi e i dovuti risarcimenti sono stati regolamentati dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28220 del 4 novembre 2019, la quale determina che la casistica dà diritto ad una richiesta di risarcimento a causa del riscontro di un danno biologico o di un danno non patrimoniale: per questo oggi esistono avvocati specializzati in malasanità, capaci di offrire consulenza a tutti coloro che intendono tentare una causa legale a seguito di una diagnosi errata.
Il danno psicologico alle famiglie che subiscono una perdita a causa di diagnosi errate
Non è semplice parlare di argomenti di tipo sanitario, specialmente quando si tratta di errori diagnostici che potrebbero portare a conseguenze fatali.
Perdere un familiare all’improvviso, soprattutto quando si è persa l’occasione di salvarlo per tempo, può essere dilaniante per molti parenti e congiunti legati a livello affettivo con il proprio caro: non importa l’età, il vuoto lasciato dalla morte di un parente diventa una fonte di dolore incurabile, sebbene si possa imparare a conviverci col tempo.
Non si tratta solo di perdere una persona cara, ma di lottare anche col senso di ingiustizia -per una sfortunata concatenazione di eventi che hanno portato alla sua fine- e di impotenza, per non aver saputo fare di meglio nel cercare di aiutarlo nonostante si sia fatto apparentemente tutto il possibile.
Nel caso in cui si verifichi un errore diagnostico, comunque, cercare le risposte e attribuire le responsabilità a chi effettivamente risponde della mancanza nel giudizio di analisi, potrebbe essere un modo per non lasciare più dubbi e per elaborare il dolore della perdita.
Controverifiche utili per evitare l’errore diagnostico
Non è facile, non avendo le giuste competenze, rendersi conto se il nostro medico di riferimento abbia fatto un errore diagnostico nel valutare la sintomatologia di un nostro parente o di un malessere che ci affligge.
Per questa ragione, nel caso in cui si abbiano particolari preoccupazioni, è possibile tentare di chiedere una seconda opinione ad un medico altrettanto specializzato: ottenere un doppio parere significa ottenere una duplice spiegazione per una sintomatologia che potrebbe aprire, a medici diversi, idee di ipotesi diagnostiche differenti, permettendo dunque di contemplare una serie di possibilità ulteriori che non erano state vagliate in precedenza.
Ciò anche in virtù del fatto che molti sintomi, spesso, sono estremamente simili tra loro, e non è sempre facile ricondurli all’una o all’altra patologia, soprattutto quando si manifestano improvvisamente.
La medicina è una disciplina in continuo aggiornamento: per questo in virtù dell’approfondimento di nuovi studi su sintomi e terapie, è necessario rivolgersi sempre ad un medico ben preparato e opportunamente aggiornato: chiedere una seconda opinione e vagliare tutte le ipotesi disponibili per tempo, comunque, potrebbe sicuramente dare qualche probabilità in più di riuscire a salvare un proprio caro.
Non diffidare mai dei medici è essenziale, ma mettere a tacere il proprio istinto di protezione potrebbe essere altrettanto sconveniente in questi casi: informati, chiedi più pareri e rivolgiti a più specialisti i quali potrebbero collaborare insieme o confrontarsi per raggiungere una diagnosi concreta e più ragionevole, ma che possa essere soprattutto salvifica.