Hanno più del doppio delle probabilità di morire dopo un infarto le donne rispetto agli uomini. A stabilirlo è una ricerca portoghese che ha analizzato cosa succede agli uomini e alle donne che hanno avuto questa patologia nel breve e nel lungo periodo. A cinque anni, quasi un terzo di quest’ultime (32,1%) è morto rispetto al 16,9% degli uomini.
Lo studio lusitano è stato illustrato all’Heart Failure 2023, congresso della Società Europea di Cardiologia. A condurlo Mariana Martinho dell’Hospital Garcia de Orta di Almada. Gli esiti avversi sono stati definiti come mortalità a 30 giorni, mortalità a cinque anni ed eventi cardiovascolari a cinque anni (come reinfarto, ricovero per insufficienza cardiaca e ictus ischemico). Lo studio ha incluso 884 pazienti. L’età media era di 62 anni e il 27% erano donne. Le donne erano più anziane degli uomini (età media 67 anni contro 60) e presentavano tassi più elevati di ipertensione, diabete e ictus pregresso. Gli uomini avevano maggiori probabilità di essere fumatori e di avere una malattia coronarica.
I ricercatori hanno confrontato il rischio di esiti avversi tra donne e uomini: a 30 giorni, l’11,8% delle donne era morto rispetto al 4,6% degli uomini, una mortalità più che doppia. A cinque anni, quasi un terzo delle donne (32,1%) è morto rispetto al 16,9% degli uomini. Più di un terzo delle donne (34,2%) è andato incontro a eventi gravi entro cinque anni, rispetto al 19,8% degli uomini. “Le donne – spiega Martinho – avevano una probabilità da due a tre volte superiore di esiti avversi rispetto agli uomini nel breve e nel lungo termine, anche quando avevano ricevuto il trattamento negli stessi tempi degli uomini”. “Le donne hanno bisogno di un monitoraggio regolare dopo l’evento cardiaco, con un controllo rigoroso della pressione, dei livelli di colesterolo e del diabete, e di riabilitazione cardiaca”, ha aggiunto.
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