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A Milano si preferisce l’affitto all’acquisto: ecco cosa sta succedendo

A Milano si preferisce l’affitto all’acquisto. Infatti chi cerca una casa per andare a risiedervi preferisce affittare che acquistare. Molte volte è una scelta obbligata perché nonostante le rate dei mutui spesso costino meno dell’affitto non si hanno i contanti necessari a pagare una parte dell’abitazione.

Lo scorso anno sono state comprate in Italia 579 mila case. Sommando i contratti di locazione ordinaria e quelli a canone concordato, le due tipologie per cui si può presupporre che l’inquilino intenda risiedere a lungo nella casa, si ottiene un totale di 719 mila case affittate. Se a questo si aggiunge il boom degli affitti brevi si spiega sia perché secondo tutte le fonti nelle grandi città stia aumentando il numero di acquisti di appartamenti per investimento, sia perché i canoni stiano salendo.

A Milano si preferisce l’affitto all’acquisto: perché sono i più cari d’Italia

I dati sui contratti sono presenti nell’ultimo rapporto sul mercato residenziale dell’Agenzia delle Entrate e dell’Abi. Dal report si evince che lo scorso anno sono stati registrati 1.377.364 contratti di locazione residenziale e 363.509 non residenziali. Dei contratti residenziali registrati, oltre 913 mila si possono ricondurre alla quattro tipologie previste dalla legge 431/1998, mentre gli altri presentano incongruenze formali. Non c’è una stima degli affitti brevi perché le locazioni di durata inferiore ai 30 giorni non hanno obbligo di registrazione. Per ogni tipologia contrattuale il rapporto fornisce oltre ai dati nazionali anche quelli relativi alle otto principali città italiane.

Le associazioni dei proprietari e degli inquilini a Milano hanno deciso di snobbare i canoni concordati, accordandosi su livelli di affitto fuori dal mercato. Basta confrontare che cosa succede nel capoluogo lombardo e a Roma. Nella Capitale a canone ordinario sono stati stipulati poco più di 21 mila contratti contro 25 mila concordati. Ma i canoni medi delle due tipologie sono uguali. A Milano hanno scelto l’ordinario 34 mila proprietari, il concordato solo 2.400. I canoni ordinari sono però più alti del 48%.

Il concordato ha vantaggi fiscali che lo rendono appetibile purché il canone non sia inferiore al 15% rispetto al valore di mercato. I contratti della specifica tipologia per studenti universitari sono molto poco praticati (meno di 600 a Milano), mentre dai numeri emerge che nel capoluogo lombardo non mancano i furbi del transitorio. Le perplessità nascono dal fatto che l’affitto transitorio di durata fino a 18 mesi previsto dalle norme non si può fare a canone libero, mentre è evidente dai dati che molti proprietari lo ignorano o fanno finta di non saperlo. Con il rischio, come spiega il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, che se l’inquilino va da un giudice eccependo l’irregolarità della situazione, secondo quanto previsto dal dm 16 gennaio 2017, articolo 2 comma 6, ottiene la trasformazione del contratto in una locazione ordinaria della durata di quattro anni più quattro.