Salute

Cosa succede nel cervello quando facciamo brutti sogni

Sognare è un’attività necessaria al cervello. Anche fare brutti sogni ha un suo perché. A sostenerlo è uno studio svizzero secondo cui sarebbero una sorta di “allenamento” a gestire le paure della vita reale, per poter rispondere meglio a situazioni che ci provocano ansia quando siamo svegli. I ricercatori hanno cercato di comprendere che cosa succede nel cervello mentre sogna, eseguendo un elettroencefalogramma ad alta densità (mettendo ben 256 elettrodi sul cranio anziché la decina o poco più dell’esame standard) su 18 volontari che dormivano e venivano svegliati per sapere se stessero sognando e di che natura fosse l’attività onirica. Un discreto disagio che però è servito ad identificare due regioni cerebrali che si accendono quando nei sogni proviamo angoscia: l’insula, che da svegli è coinvolta nella valutazione delle emozioni e si attiva quando ci impauriamo, e la corteccia cingolata, che ha un ruolo nei comportamenti di reazione alle minacce.

Le zone che la paura “attiva”, nel sogno e da svegli, sono simili. Il passo successivo è stato cercare di capire se essere terrorizzati durante il sonno abbia ripercussioni di giorno e così Lampros Perogamvros, il ricercatore dell’università di Ginevra che ha coordinato l’indagine, ha dato a poco meno di 100 volontari diari del sonno da compilare per una settimana, per annotare le emozioni provate durante i sogni e se e quando avessero avuto esperienze oniriche paurose. Poi, dopo averli messi in una risonanza magnetica, ha fatto vedere loro immagini neutre o emotivamente negative e registrato come si attivava il cervello, in particolare in aree coinvolte nella gestione delle emozioni come l’amigdala, la corteccia prefrontale, l’insula e la corteccia cingolata.

“Più a lungo si prova paura nei sogni, meno si attivano amigdala, insula e corteccia cingolata di fronte a immagini ansiogene. La corteccia prefrontale mediale invece, che agisce come freno sull’amigdala quando proviamo paura, si accende in proporzione al numero di brutti sogni: più se ne sono fatti, più si attiva” racconta Perogamvros. “I sogni perciò potrebbero essere una sorta di allenamento: simuliamo situazioni terrificanti mentre dormiamo per prepararci ad affrontare con maggior sangue freddo i pericoli veri, che incontriamo da svegli”. Il ricercatore specifica però che non si parla degli incubi che ci svegliano nel cuore della notte col cuore che batte all’impazzata. “Oltre una certa soglia di paura si perdono i benefici di regolazione delle emozioni”, conclude.