Scienza e Tecnologia

Come e perché contrastare la dipendenza da internet

Si può essere dipendenti da internet? A quanto pare si! Scrollare in modo compulsivo lo schermo prima di dormire è un sintomo. Questa condizione può influire negativamente sui propri cicli di sonno e veglia. Ma per molti è un comportamento a cui non riesce a sottrarsi, che crea una sorta di dipendenza.

La giornalista Sunny Fitzgerald ha intervistato sul Washington Post alcuni esperti di dipendenze e del rapporto che abbiamo con la tecnologia per capire come mai. La risposta è che tendiamo a scrollare senza riuscire a fermarci per via dei nostri istinti di sopravvivenza, da un lato, e di come sono disegnate le piattaforme social dall’altro.

Ned Presnall, direttore del centro per la terapia contro le dipendenze Plan Your Recovery di St. Louis, in Missouri, ha spiegato a Fitzgerald. “Può sembrare un controsenso che non riusciamo a staccarci dalle cattive notizie. Ma il cervello umano si è evoluto per gestire gli stimoli in modo gerarchico, partendo prima da quelli che sono più rilevanti per la sopravvivenza”. Se leggiamo una cattiva notizia sentiamo il bisogno di saperne di più perché se si è informati è più facile mettersi al sicuro. Sun Joo Ahn, direttrice del Games and Virtual Environments Lab dell’Università della Georgia, ha aggiunto che non è che siamo ossessionati dalle cattive notizie, ma quando ne leggiamo una il nostro istinto ci spinge a darle più attenzione.

A questo istinto si aggiungono gli effetti del modo in cui le notizie e gli aggiornamenti sui social network ci vengono presentati. Da un lato chi si occupa di produrre contenuti cerca spesso di suscitare alcune delle nostre emozioni più primitive, la paura e la rabbia, per attirare l’attenzione. Sono le emozioni che attivano, appunto, la parte del cervello che si occupa della sopravvivenza. Dall’altro lato il fatto che i contenuti realizzati in questo modo attirino la nostra attenzione ha come risultato che gli algoritmi delle piattaforme, fatti per imparare cosa ci interessa dal modo in cui le usiamo, ci fanno vedere sempre più contenuti di quel tipo.

“La tecnologia provoca sempre più assuefazione perché è così che è progettata” ha detto Presnall. Il fatto che scrollando continuiamo a trovare sempre nuove cose da guardare o leggere è uno strumento del web design: si chiama infinite scroll. Il suo scopo è non lasciarsi mai distrarre dall’azione di scrollare: non ci sono interruzioni nel flusso di contenuti che ci sono presentati, quindi non abbiamo il tempo di distrarci e metterci a fare altro.

Anne McLaughlin, psicologa della North Carolina State University, ha spiegato che l’infinite scroll sfrutta anche un altro fenomeno psicologico inconscio, l’automaticità. La sperimentiamo spesso quando, alla guida, percorriamo una strada familiare, come quella che porta a casa o al nostro posto di lavoro, anche se eravamo diretti altrove. Continuare a scrollare anche se sarebbe ora di andare a dormire è un comportamento simile perché automatico. Infatti ci fa perdere il senso del tempo e solo a tratti ci rendiamo conto di quello che stiamo facendo. A un certo punto magari pensiamo “È tardi, dovrei smetterla”, ma poi è facile distrarsi e continuare a scrollare, magari dopo essersi detti “Guardo solo altri tre post”.

Fermarsi è difficile anche perché in quei tre post successivi potrebbe esserci qualcosa di particolarmente interessante. Un altro meccanismo psicologico che entra in gioco quando scrolliamo infatti è la ricerca della gratificazione, sempre presente quando si fanno attività che causano assuefazione. Per McLaughlin per scongiurare quest’effetto bisognerebbe avere la possibilità di disattivare in qualche modo l’infinite scroll, ma per i social network abbandonare questo modello non sarebbe vantaggioso.

Consiglia la psichiatra Nina Vasan, fondatrice e direttrice di un laboratorio di salute mentale dell’Università di Stanford, di seguire un trucco suggerito a tutte le persone dipendenti dal proprio smartphone: farlo diventare grigio, e dunque meno attraente. I colori accesi degli schermi infatti stimolano il nostro cervello. Se si ha un iPhone, per vedere lo schermo del proprio smartphone in scala di grigi basta andare su Impostazioni, poi su Accessibilità, Schermo e dimensioni testo e infine Filtri colore. Selezionando l’opzione per i filtri si può impostare la visualizzazione in scala di grigi. Per i sistemi operativi Android ci sono diversi metodi a seconda del modello per ottenere lo stesso risultato.

Un’altra iniziativa drastica per aiutarsi a essere meno dipendenti dagli schermi è scaricare una app che, come un genitore proibitivo, limiti il tempo che possiamo passare su Twitter, per dire, o su Instagram. Alcuni smartphone hanno già la possibilità di usare questa funzione, senza dover installare app aggiuntive. In alternativa ci si può imporre un tempo massimo da passare scrollando impostando un timer. Il consiglio di Vasan è di usare come sveglia una canzone che si ama molto, in modo che possa fare da gratificazione alternativa e sia così più efficace a farci distogliere l’attenzione dallo schermo.

Un altro suggerimento di Vasan è tenere sul proprio schermo, vicino alle app dei social network, app con cui fare attività meno passive e ossessionanti dello scrollare: per esempio app di meditazione, di yoga o per fare allenamenti in casa, o ancora app per imparare le lingue. In questo modo possiamo essere messi di fronte alla scelta di fare qualcosa di diverso rispetto a scrollare senza fine.