Attualità

Disuguaglianze sociali e pandemia hanno peggiorato la salute dei bambini

Allarme salute in Italia dove le disuguaglianze incidono sul benessere psico-fisico di tanti, troppi bambini. Un ragazzo di Caltanissetta ha 3,7 anni in meno di aspettativa di vita in salute di un bambino di Firenze. Ancora peggio sulla speranza di vita in buona salute: più di 12 anni di differenza tra la Calabria (54,4 anni) e la provincia di Bolzano (67,2 anni). In Italia 1 milione e 400 mila bambini vive in povertà assoluta. La pandemia ha amplificato l’intreccio tra disuguaglianze e salute, dalla nascita fino all’adolescenza.

Preoccupano i dati della XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia realizzato da Save The Children, l’organizzazione internazionale che si batte per garantire un futuro a tutte le bambine e i bambini. Quest’anno il dossier ha per titolo “Come stai?”. Lo studio fotografa le condizioni di vita di bambini, bambine e adolescenti in Italia, per denunciare l’impatto che le disuguaglianze socio-economiche, educative e territoriali hanno sul benessere psico-fisico dei bambini.

Save The Children va oltre la denuncia e formula una serie di proposte per invertire la rotta: attivare le nuove Case della Comunità finanziate dal Pnrr, efficaci presidi per la salute dell’infanzia; assumere i 1.400 pediatri che mancano all’appello; garantire in tutte le Regioni i più avanzati screening neonatali; realizzare la prevenzione e la cura del disagio mentale degli adolescenti; ma anche più semplicemente assicurare la mensa scolastica e le attività sportive gratuite, per combattere la povertà alimentare e promuovere sani stili di via.

In Italia ci sono quasi 1 milione e 400 mila minori in povertà assoluta, il 14,2%, dato che sale al 16% al Sud. Prima della pandemia il tasso di mortalità infantile entro il primo anno era di 1,45 decessi ogni mille nati vivi in Toscana, più che doppio in Sicilia (3,34) e triplo in Calabria (4,42). Un bambino che si ammala al Sud nel 2019 aveva una probabilità di dover migrare in altre regioni per curarsi del 70% più alta rispetto a un bambino del Centro o del Nord Italia.

La pandemia ha reso ancora più drammatiche le diseguaglianze, acuendo i divari territoriali e facendo esplodere i problemi cronici. Le famiglie italiane più abbienti con figli minori spendono per la salute 250 euro mensili nel privato; quelle meno abbienti meno di 50 euro. Si investe ancora troppo poco per prevenire, quando costerebbe assai meno che curare: dei fondi per la salute, solo il 12% va in prevenzione e medicina di base, il 44% è per l’assistenza ospedaliera, ma solo il 6% per i minorenni, che sono comunque il 15,6% della popolazione; nel 2020 i posti letto in degenza ordinaria nei reparti pediatrici erano solo il 4,1% del totale.

Nel biennio 2020-21, la pandemia ha avuto contraccolpi su tutto il Ssn: le vaccinazioni nei primi mesi di vita hanno subito una significativa riduzione, così come le diagnosi di tumore pediatrico, meno 33% nel 2020 . Colpita anche la rete dei consultori familiari. Tra 2014 e 2020 una riduzione di oltre il 6%, e nel biennio 2018-19 la media di utenti per singola struttura era di 32.325 persone , ben sopra dei 20 mila stabiliti per legge.

Ancora più preoccupante la situazione dei ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile: più 39,5% tra 2019 e 2021 (le prime due cause: psicosi e disturbi del comportamento alimentare), mentre in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza in questi reparti. Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta non ne hanno neanche uno. La Società Italiana di Pediatria avverte che tra marzo 2020 e marzo 2021 in 9 regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria), c’è stato un aumento del 39,5% nei ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile.

L’81,9% dei bambini vive in zone con polveri sottili sopra i limiti dell’Oms (il 100% in ben 8 regioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Trentino Alto Adige, Veneto). Una possibile causa scatenante dell’asma per l’8,4% dei bambini, che incide anche sullo sviluppo cognitivo, che migliora del 13% nelle scuole con i più bassi livelli di polveri sottili nell’aria. Un minore su 4 non pratica sport mai (il 45,5% in Campania, il 6,9% a Bolzano). Con la pandemia, i bambini in sovrappeso o obesi sono passati dal 32,6% al 34,5%.

La povertà alimentare colpisce 1 su 20, e l’accesso alla mensa scolastica – per alcuni unica occasione quotidiana di un pasto equilibrato e proteico – si limita ad 1 bambino su 2 nella scuola primaria quando dovrebbe essere considerata un servizio essenziale tra i 3 e i 10 anni. La buona alimentazione fa difetto anche per il 32% degli adolescenti 11-17enni: uno su tre non mangia mai frutta e verdura.