Alimentazione

Dormire poco può avere impatti sul metabolismo con rischio di farci aumentare di peso

Soltanto dormendo per il tempo giusto, e con un sonno ristoratore, possiamo rimettere in forma l’organismo, ripulendolo dalle scorie accumulate nel corso della giornata. Anche il metabolismo può trarre vantaggi dal sonno. Se non si riposa abbastanza possono esserci ripercussioni anche sul peso corporeo, dato che se si riposa a dovere e per il giusto tempo si tende a non prendere neanche troppi kg.

Chi riposa il tempo giusto sarebbe meno portato a consumare dolciumi, bevande zuccherate e tante altre cose che non aiutano a mantenere la linea e a conservare un sano metabolismo. A mettere l’accento su questo aspetto è una ricerca coordinata da Christopher Taylor dell’Università Statale dell’Ohio.

Secondo il lavoro pubblicato su Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, sono stati esaminati quasi 20.000 adulti tra i 20 e i 60 anni negli Usa. Si è notato che chi sta sveglio a lungo può tendere ad “abbuffarsi” in ore improprie con cibi non sani. Lo studio riporta che le giuste ore di riposo notturno impatterebbero anche sulle scelte alimentari diurne, con meno tendenza agli stravizi di gola.

Sono innumerevoli gli studi che hanno mostrato come chi dorme di meno ha una possibilità più alta di divenire obesi e d’altra parte i soggetti obesi si lamentano più frequentemente di sonnolenza diurna. La restrizione di sonno può determinare alterazioni nella secrezione di ormoni che regolano il senso dell’appetito e la spesa energetica. La deprivazione di sonno determina una ridotta secrezione della leptina, ormone che favorisce la riduzione del senso dell’appetito e al contempo facilita il consumo calorico. Allo stesso tempo la produzione di grelina, ormone che stimola l’appetito, appare aumentata dopo deprivazione di sonno. Il problema si manifesta a tutte le età.

A “gestire” il ritmo del sonno è un gruppo di neuroni che si trovano nell’ipotalamo e fanno parte del nucleo soprachiasmatico. Queste cellule cerebrali ricevono gli stimoli della luce e del buio attraverso una “strada” nervosa che parte dalla retina, la zona dell’occhio capace di ricevere gli stimoli luminosi e trasformarli in segnali nervosi, e arriva all’ipotalamo. Se a questo si aggiunge l’attività della melatonina, un ormone prodotto dall’ipofisi durante la notte che riesce ad agire su alcuni neuroni del nucleo soprachiasmatico, si può spiegare come un aumento della luce possa in qualche modo influire sul normale ritmo del sonno.

Il corpo ha il suo orologio, regolato anche dalle variazioni termiche. La curva di propensione al sonno appare in stretta correlazione con la temperatura interna dell’organismo. Tendiamo ad addormentarci quando il valore termico del corpo è ai minimi delle 24 ore, mentre ci svegliamo quando sale. Anche diversi cicli ormonali risentono del ritmo sonno-veglia. Di notte sale la sintesi dell’ormone della crescita, della prolattina e della melatonina, che cessa la sintesi non appena si aprono gli occhi e la retina viene stimolata dalla luce.