Salute

Troppe ore di sonno fanno male

E’ noto quali sono i problemi derivanti da poche ore di sonno. Meno conosciuti sono invece gli svantaggi delle troppe ore di sonno. Ad approfondire il tema è stato un gruppo di studio del National University College of Medicine di Seul. Una pubblicazione su BMC Public Health ha specificato un possibile legame tra la sindrome metabolica e la permanenza prolungata in fase dormiente.

Sonno: lo studio

Gli scienziati hanno esaminato il database HEXA. I dati si riferiscono agli anni 2004-2013. Sono stati esaminati 133.608 cittadini coreani di entrambi i sessi, di età compresa tra 40 e 69 anni. Le informazioni includevano caratteristiche socio-demografiche, dieta, storia medica e stile di vita di ciascun volontario. Ma anche una serie di dati accessori relativi a campioni di DNA, plasma ed urina. Ciascun partecipante ha anche riferito la durata media del proprio sonno, inserendo anche i sonnellini diurni.

Troppe ore di sonno: i disagi

La ricerca ha permesso di stabilire come, al pari di chi dormiva meno di 6 ore al giorno, un sonno superiore alle 10 ore è associabile ai sintomi che definiscono la sindrome metabolica. Si manifestano trigliceridi alti, circonferenza elevata della vita, bassi livelli di colesterolo buono. Tra le altre manifestazioni anche ipertensione e valori di glicemia superiori alla norma in condizioni di digiuno. La sindrome metabolica è una condizione clinica che prefigura il possibile insorgere del diabete e di patologie a carico dell’apparato circolatorio. Questa è stata riscontrata in totale nel 29% degli uomini e nel 24,5% delle donne del campione studiato.

Il sonno e la sindrome metabolica

La coautrice E. Kim ha evidenziato come il lavoro della sua squadra è riuscito rilevare “connessioni tra sonno e sindrome metabolica che in precedenza non erano state notate”. I meccanismi biologici che legano le ore di sonno e la sindrome metabolica sono al momento da chiarire. Tuttavia gli scienziati hanno azzardato qualche ipotesi. Tra queste il possibile innalzamento degli ormoni che accrescono l’appetito e l’apporto calorico. Riducendo al tempo stesso il consumo energetico. I ricercatori sottolineano che i dati raccolti non sono sufficienti per stabilire in modo inequivocabile un rapporto di causa-effetto tra i due fenomeni. Saranno infatti necessarie ulteriori indagini per fare luce sulla tematica.