Salute

Si sta abbassando il Quoziente di intelligenza

Il QI è il Quoziente di intelligenza. E’ un valore che va però considerato con prudenza. Lo stesso vale per qualsiasi considerazione inerente le capacità cognitive di specifico gruppi umani o intere popolazioni. Dalla Norvegia arriva una notizia frutto di una ricerca scientifica in materia di intelligenza. Lo studio va però interpretato senza essere preso alla lettera. Bernt Bratsberg e Ole Rogeberg del Regnar Frisch Centre for Economic Centre di Oslo sostengono che il quoziente intellettivo della popolazione è in flessione, decennio dopo decennio, dalla metà degli anni ’70.

Intelligenza diminuita nei figli

I figli sono meno intelligenti, in base al test QI, dei padri con una flessione che procede a ritmo vorticoso. Gli studenti infatti stimano 7 punti in meno ogni decennio. Il QI di popolazione più alto supera di poco quota 100. Questi dati ridimensionano l’effetto Flynn, dal nome dello scienziato neozelandese che individuò una tendenza alla crescita lineare del quoziente intellettivo globale. Secondo Flynn era aumentato di 3 punti ogni decennio nella prima metà del ’900.

Test su intelligenza ragazzi norvegesi

La ricerca norvegese è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas). Lo studio ha preso in esame i test QI di 730 mila ragazzi norvegesi valutati al momento della visita di leva. Sono infatti giovani di 18-19 anni di età nati fra 1962 e 1991. Il declino del quoziente intellettivo risulta netto che all’interno delle stesse famiglie i fratelli minori hanno punteggi inferiori rispetto ai maggiori.

Flessione dei punteggi nel test QI: le spiegazioni

Bratsberg e Rogeberg non propongono una risposta univoca. Sembrano infatti propensi ad attribuire la responsabilità del crollo ai cambiamenti avvenuti negli stili di vita dei giovani e nei sistemi educativi. Ad incidere la preferenza crescente per videogiochi ed elettronica a discapito della lettura. I numerosi critici dei test QI rimangono scettici su qualsiasi interpretazione. Il cambiamento registrato in Norvegia – osservano – potrebbe derivare dall’invecchiamento dei quesiti che pretendono di misurare il quoziente intellettivo.

Le ricerche

L’analisi del centro studi di Oslo fa pensare ad un’altra ricerca condotta da Jean M. Twenge, psicologa all’Università di San Diego, appena pubblicata in Italia col titolo “Iperconessi” (Einaudi editore). La sua indagine si è concentrata sulla iGeneration ovvero i nati dall’anno 2000. E’ caratterizzata, secondo la studiosa, da tendenze come il prolungamento dell’infanzia oltre la soglia dell’adolescenza. Lo studio americano ha evidenziato anche il declino delle interazioni sociali, l’isolamento e il disimpegno. Riscontrato anche l’aumento dei problemi di salute mentale. “I teenager che passano più tempo con gli amici in carne e ossa – scrive Twenge – sono più felici, meno soli e meno depressi, mentre quelli che passano più tempo sui social sono meno felici, più soli e più depressi”. La studiosa suggerisce di limitare l’uso dello smartphone a un’ora al giorno. Affrontare esplicitamente i rischi di nudi e porno on line. Uscire più spesso con gli amici.