Salute

Il morbillo uccide in Italia: perché bisogna vaccinarsi

Ancora oggi il morbillo uccide in Italia. Questa malattia infettiva causata da un virus in realtà dovrebbe essere stata debellata, ma c’è chi non si vaccina. In questo modo espone se stessi e gli altri ad un pericolo. La malattia è molto contagiosa e colpisce soprattutto i bambini, ma non risparmia adolescenti e adulti. Oltre la metà dei casi in Italia si verifica nella fascia di età 15-39 anni. È diffuso in tutto il mondo, da noi colpisce di più tra la fine dell’inverno e la primavera.

Il morbillo Si trasmette per via respiratoria attraverso tosse e starnuti e attraverso le secrezioni nasali. Il virus può rimanere attivo e contagioso nell’aria o sulle superfici infettate anche due ore. Chi è infetto è contagioso da quattro giorni prima che compaiano le tipiche macchioline rosse fino a quattro giorni dopo. Il periodo di incubazione dura 10-12 giorni. Il decorso della malattia è tra i 10 e i 20 giorni. Una volta contratto, si è immuni contro il morbillo, in teoria per tutta la vita. In Italia vige l’obbligo di notificare la malattia alle autorità sanitarie.

Il morbillo uccide in Italia: come riconoscerlo

Il sintomo più tipico è l’eruzione cutanea. Prima dei caratteristici puntini rossi compare di solito un forte raffreddore, congiuntivite, febbre sempre più alta. Le possibili complicazioni sono diarrea, otite, polmonite. Si manifestano nel 20-30% dei casi.

Ci sono anche complicazioni molto meno frequenti ma pericolose. Una di queste è l’encefalite, un processo di infiammazione del cervello. E’ mortale nel 10% dei casi e può lasciare danni neurologici permanenti. Infine c’è una complicanza più rara che può manifestarsi anche a distanza di anni dall’infezione con il virus del morbillo. Si tratta della panencefalite sclerosante subacuta (PESS), una malattia progressiva del cervello dagli effetti devastanti. Il virus lascia nel sistema immunitario dei bambini strascichi che durano fino a tre anni dalla fine della malattia. Così li lascia vulnerabili ad una serie di infezioni anche più gravi.

Il morbillo uccide in Italia: ecco perché bisogna vaccinarsi

Prima dell’introduzione su larga scala del vaccino, le morti per morbillo erano oltre 2 milioni e mezzo l’anno. Tra il 2000 e il 2015, in tutto il mondo, i decessi causati dal virus sono diminuiti dell’80%. La maggioranza delle morti per questa malattia si verifica nei bambini. I più colpiti sono i bimbi africani e asiatici poveri. Sia perché i bambini sono malnutriti sia perché le strutture sanitarie carenti. E non sono quindi in grado di trattare con mezzi adeguati la disidratazione provocata dalla diarrea o la polmonite. Ma di morbillo si muore ancora anche nei paesi industrializzati come l’Italia.

Il vaccino contro il morbillo esiste da oltre mezzo secolo. E’ un vaccino vivo attenuato. Infatti contiene il microrganismo in forma tale da far sviluppare la risposta immunitaria ma non da produrre la malattia. Ne fu creata una prima versione nel 1963 e una migliorata nel 1968.

Nel 1971 è stata formulata una combinazione che riunisce in un unico prodotto l’immunizzazione contro morbillo, parotite e rosolia. Si tratta del vaccino trivalente MPR. In Italia è disponibile dal 1976, mentre dall’inizio degli anni ’90 è disponibile la formulazione MPR. Dalla sua introduzione a oggi ne sono state somministrate in tutto il mondo oltre un miliardo di dosi.

Il vaccino per il morbillo non è obbligatorio

Ad oggi non vi sono obblighi specifici di vaccinazione ma viene raccomandato dalle autorità sanitarie. La prima dose viene in genere somministrata tra i 12 e i 15 mesi di vita. Ciò perché fin verso il nono mese di vita il neonato è protetto dagli anticorpi della madre se ha avuto il morbillo o, per un periodo inferiore, se è vaccinata, con un richiamo a 5-6 anni. Anche ai giovani e agli adulti che non hanno avuto la malattia da piccoli è consigliata la vaccinazione, in due dosi a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra.

Otto bambini su dieci non hanno alcun effetto collaterale dalla vaccinazione. Nel restante 20% dei casi, ci possono essere alcuni effetti. Essi si manifestano di norma tra 5 e 12 giorni dopo, nella fase in cui il virus attenuato si replica nell’organismo, e soprattutto dopo la prima dose. I più comuni sono una reazione locale con rossore, prurito o gonfiore nella zona dell’iniezione, febbre (un caso su sei), una lieve eruzione cutanea che ricorda quella del morbillo (in una persona su 20), un ingrossamento dei linfonodi della gola e del collo (una persona su 75).

In un caso su 3 mila, il bambino può avere convulsioni per la febbre, che non lasciano però conseguenze. In due-quattro casi ogni 100 mila vaccinati si può verificare una piastrinopenia. E’ un’alterazione della coagulazione del sangue che può causare emorragie. Sono in genere non gravi, ma bisogna intervenire subito per trattarle. Lo choc anafilattico può verificarsi come per altri vaccini all’incirca in un caso ogni milione di vaccinati.

L’encefalite

E’ la complicazione più temibile dopo il morbillo. Dato che il virus naturale causa l’encefalite, c’è una plausibilità biologica per cui potrebbe farlo anche quello attenuato del vaccino. Questa possibilità non è però mai stata confermata in casi concreti. Si tende a credere che anche nei rarissimi casi in cui l’encefalite si è verificata dopo il vaccino, la persona fosse in realtà già infettata dal virus naturale. Va ricordato che l’encefalite da morbillo è un rischio reale e molto concreto. Invece quella da vaccino è un rischio solo ipotetico, mai accertato e che riguarderebbe nella peggiore delle ipotesi meno di un caso su un milione.

Vaccino morbillo: nessun legame con l’autismo

Gli studi non ha mai trovato alcun legame tra vaccino trivalente e rischio di autismo. La storia del presunto collegamento è nata negli anni Novanta. Il medico inglese Andrew Wakefield sostenne in uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet che il vaccino potesse provocare un’infiammazione della parete intestinale e contribuire a mettere in circolo sostanze tossiche per il cervello.

Lo studio è stato smentito. La stessa rivista lo ha ritrattato dopo che è stato dimostrato che i dati erano stati falsificati. Infatti Wakefield è stato radiato dall’Ordine dei medici. La bufala continua a circolare.