Salute

La sifilide è tornata a colpire in Italia e in Europa

La sifilide è tornata. In base ai dati raccolti dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), infatti, dal 2010 le diagnosi sono cresciute del 70% e i casi confermati fra il 2007 e il 2017 sono oltre 260 mila in 30 Paesi UE (Italia compresa), 33 mila nel solo 2017, anno in cui si è verificato il picco di incidenza. In pratica questa malattia sessualmente trasmessa non è affatto un retaggio del passato.

Gli esperti ECDC evidenziano che dal 2007 al 2010 si era assistito ad un decremento costante nel numero di diagnosi sino ad un minimo di 19 mila casi nel 2010. Ma da allora in avanti la malattia ha ripreso a diffondersi a macchia d’olio. Nel 2017, per la prima volta dagli inizi del 2000, la sifilide è risultata più frequente dell’HIV. Ci sono tuttavia differenze consistenti tra le diverse Nazioni. Quindici dal 2010 hanno registrato incrementi superiori al 15%, con picchi dell’876% in più in Islanda e del 224% in Irlanda. Invece in Estonia e Romania i casi si sono dimezzati.

Il trend è però assai diverso tra uomini e donne. Analizzando i dati per genere, gli esperti fanno notare che tra gli uomini i casi sono raddoppiati mentre fra le donne la curva discendente non si è arrestata e anche dal 2010 al 2017 si è registrato un calo del 14 per cento delle diagnosi.

All’incirca due terzi dei casi si sono verificati tra uomini omosessuali, il 23% tra uomini eterosessuali e il 15% tra le donne. La proporzione delle diagnosi in uomini gay varia da meno del 20% in Lettonia, Lituania e Romania a oltre l’80% in Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Svezia e Regno Unito. “C’è tuttavia una relazione chiara fra comportamenti sessuali a rischio e sifilide: l’aumento di infezioni che vediamo in Europa è il risultato di elementi come il sesso non protetto, la tendenza ad avere partner sessuali multipli e la ridotta paura del contagio da HIV” spiega Andrew Amato-Gauci, direttore del programma ECDC su HIV, epatite virale e malattie sessualmente trasmesse.

“Per invertire la rotta dobbiamo puntare su campagne per il sesso sicuro e promuovere regolari test per la sifilide e altre malattie sessuali fra gli adulti, in particolare fra chi ha comportamenti a rischio». Stanno invece continuando a diminuire i casi di sifilide congenita, trasmessa cioè dalla madre al bambino durante la gravidanza o il parto, soprattutto nell’Est Europa. «Serve però non abbassare la guardia perché in Europa Occidentale il tasso di sifilide congenita è lievemente aumentato: screening durante la gravidanza e interventi per tenere sotto controllo i contagi nella popolazione eterosessuale sono perciò fondamentali per mantenere bassi i tassi di sifilide congenita in tutto il Continente. Diagnosi e terapia della sifilide sono semplici ed economiche, se invece la malattia non viene trattata può portare a complicazioni gravi e favorire la trasmissione dell’HIV” conclude Amato-Gauci.